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Feste sontuose ad Adelfia in onore de «U’ piccinin nuest» celebrato dal 1743. Imperdibile la gara pirotecnica.

«U’ piccinin nuest» è per i devoti più ardenti San Trifone cui a Montrone (con Canneto oggi costituisce il comune di Adelfia, in provincia di Bari), dedicano in questi giorni feste sontuose. Tutto nasce nel 1743 quando, correndo l'anno 1783, il contado di Montrone ricco di vigne, olivi e orti fu invaso da voraci cavallette. San Trifone le spazzò via in un battibaleno e i raccolti furono salvi. Il santo, che già godeva di fama di taumaturgo specie a Campsade nell'Ellesponto, non lontano da Nicea nella Frigia dove era nato nel 232 dopo Cristo, ancor più salì nella considerazione dei devoti di Montrone. Così i miracolati gli dedicarono un grande quadro raffigurandolo il taumaturgo nei panni di soldato romano con tanto di corazza, spada alla cui punta è infilzata una cavalletta, ed elmo a significare che Trifone era un guerriero della Fede.
Dal lontano 1783 ebbe origine una festa che con il tempo, s'é arricchita di iniziative culturali, folcloristiche, di gare tra bande musicali, di lanci di mongolfiere, di fuochi d'artificio, di illuminazioni artistiche. Né manca di tutti gli ingredienti della festa popolare: la fiera, gli arrosti di agnello sui «foconi» cioè grandi graticole, accompagnati da pane, sedano, olive e buon vino.
San Trifone si dice sia anche un santo un tantino dispettoso. Quando nei tempi andati s'aveva la consuetudine di raccogliere tra i vignaioli il vino per far più gaia la festa, ce ne fu uno che s'oppose a quello che riteneva un balzello. Ebbene, la notte, scoppiarono le botti del poco devoto. In difesa del santo però si disse e, invece, la colpa del disastro era da ascrivere solo al menzionato coltivatore che aveva coperto le botti con il vino ancora in fermentazione.
San Trifone è anche il protettore dei marinai della costa dalmata e a Cattaro fu eretta nel 950 d.C. una cattedrale dove sono custodite le reliquie del Santo che è molto venerato anche in Russia. A Venezia c'è una scuola intestata a San Giorgio e a San Trifone.
La tradizione dei fuochi pirotecnici risale alla fine della guerra del 1915-18, quando per festeggiare la vittoria si sparò sì, ma con i fuochi d'artificio e non a cannonate vere.
Da allora a Montrone si svolgono importanti gare di fuochi. A novembre, infatti, sono poche le feste popolari nell'Italia meridionale e i maestri fuochisti ce la mettono tutta per dare il meglio della loro antica arte. Per ammirare i giochi di spari e luci molti acquirenti e presidenti dei comitati delle feste popolari non solo italiane, vengono a Montrone per scoprire nuovi talenti e a far contratti.
Sin dai primi di novembre sino domenica 14 novembre oltre centomila persone arriveranno a Adelfia per le solenni processioni con l'effigie del Santo, per le luminarie per la consegna delle chiavi del paese da parte del sindaco ai pellegrini, per il grandioso luna park e poi tanta musica per le strade e concerti nella cassa armonica del 1932.
Il 10 novembre alle 4 del mattino si fa esplodere una “diana”, che fa un botto così forte da udirsi a Bari e oltre, annunciando che sino a domenica 12 a Montrone ci si darà da fare perché tutti gli elementi che, come ricorda Francesco Nicassio, esperto in feste popolari e autore di ricerche sulla storia della pirotecnia, fanno la festa e cioè il fuoco, la carne, il vino e la fiera mercato, siano presenti all'appello.
Viva le cavallette, allora, se per loro è nata una delle più belle feste religiose e popolari dell' Italia meridionale.
di Vittorio STAGNANI

(articolo pubblicato sul sito de La Gazzetta del Mezzogiorno in data 08.11.2004 )

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