Pellegrinaggio - anno 2004
* PELLEGRINAGGIO ALLA CATTEDRALE DI SAN TRIFONE*
26 e 27 Giugno 2004 - CATTARO (Montenegro)
26 e 27 Giugno 2004 - CATTARO (Montenegro)
Ore 19.25 del 25 Giugno 2004, finalmente la tanto sospirata partenza in tre pullman e un'auto si concretizza, salutando Adelfia. Si avvia verso il porto di Bari dove ci imbarchiamo sul traghetto Sveti Stefan alle 22,00 circa, alloggiati in cabina e pronti per affrontare una notte in mare.....per alcuni questo e' il "battesimo" del mare e per tanti e' il primo viaggio fuori dai confini nazionali.
Ore 08.10 circa del mattino dopo, la motonave attracca nel porto di a Bar in Montenegro. Quivi ci aspettano ancora 3 pullman del posto che ci condurranno a Cattaro, accompagnati da una guida che parla perfettamente l'italiano.
Svolte le varie procedure, finalmente si parte.
Dopo 100 Km una sosta volante per ammirare il panorama fiabesco della costa Dalmata ed in particolare di Sveti Stefan, in italiano Santo Stefano, (antico villaggio di pescatori ed attuale città albergo famosa nel mondo per le sue confortevoli residenze - foto a destra), si raggiunge l'agognata meta.
Qualcuno sfidando la calura estiva (36°), ansioso di raggiungere San TRIFONE, si avvia alla volta della cittadella di Cattaro dov'e' la Cattedrale, più volte distrutta da terremoti e sempre ricostruita.
I tempo sembra essere volato. Ci raggiunge sulla terrazza dell'albergo il capitano Radimir Vjeko, comandante di navi mercantili e profondo conoscitore della storia del luogo e di San TRIFONE, ci illustra il panorama di Cattaro e le sue chiese. Non ci si stancava mai di ascoltarlo. Dopo pranzo e un meritato pisolino, verso le 17.00 siamo usciti diretti verso la parte storica di Cattaro, ansiosi di ammirare ed entare in quella Cattedrale che abbiamo visto soltanto in fotografia...
Attraversando piazze e piazzette e strette viuzze, finalmente siamo presso il sagrato dell'imponente chiesa, finita di ricostruire il 2001, dopo l'ultimo terremoto del '92.
Ben presto il Parroco di Kotor, Don Antonio Belanè e l'amico Radimir ci accolgono fra le fresche e massicce mura, in stile romanico, illustrandoci la struttura della Cattedrale e la figura di San Trifone.
Terminata la visita e venerate le Reliquie del Santo, ci dirigiamo in piazza D'Armi.
Dopo qualche minuto ecco arrivare la vecchia e tradizionale guardia di San TRIFONE, ovvero la "Marinerezza Bochese", con in testa la banda al suono della cantata al Santo <KOLO BOKELISKE MORNARICE> sfilano in parata prima, e danzano poi un vecchio ballo.
Manifestazione che ricorda la fondazione della "Marinerezza" e che si festeggia proprio il 26 Giugno di ogni anno. Per l'occasione della nostro pellegrinaggio, sono intervenuti poi, a parte il parroco, anche l'Arcivescovo il Sindaco, l'Ammiraglio e 2 controAmmiragli, rendendoci i dovuti onori.
Appena dopo le 21.00, lasciando i meravigliosi scenari del centro storco ci siamo avviati a cena.
Alle 08.00 del giorno 27, fatta la dovuta colazione siamo tornati alla Cattedrale dove il ns parroco, don Peppino Diana e il parroco di Cattaro hanno concelebrato una messa solenne.
La fede, la venerazione, la dedizione e l'aggregazione a San TRIFONE era presente. Ancor più quando, portando in processione la reliquia di San TRIFONE, il "Capo Glorioso", l'hanno fatta baciare a tutti i fedeli presenti alla funzione religiosa. La commozione ha raggiunto veramente limiti invalicabili in tutti noi.
Finita la straordinaria cerimonia, salutato i prelati e al suono continuo delle campane non poteva mancare una foto di gruppo, per immortalare questo pellegrinaggio, quindi siamo tornati in albergo per il pranzo. Dopo una siesta alle 17.00, con grande rammarico, si lasciava l'albergo per avviarci alla volta di Bar. Lungo la strada breve tappa a Budva, nella vecchia città medioevale della costa dalmata.
Visitando il meraviglioso centro storico in lungo ed in largo, dopo un leggero snack, alle 19.30 siamo ripartiti alla volta di Bar.
Assolti le varie procedure d'imbarco alle 22.00 siamo partiti; ore 09.00 del giorno successivo siamo sbarcati a Bari con un bagaglio pieno di ricordi.
Giovanni SCAVO
Cari amici,
non mi sono mai avvicinata molto a questo sito se non quasi per gioco, ma ora vorrei attraverso questo mezzo raccontarvi chi era Giovanni SCAVO.
non mi sono mai avvicinata molto a questo sito se non quasi per gioco, ma ora vorrei attraverso questo mezzo raccontarvi chi era Giovanni SCAVO.
Chi l'ha conosciuto sa che uomo era, (mi risulta difficile utilizzare il passato come forma verbale), era buono, altruista, semplicemente am

Questo sito continuerà ad esistere, ed ogni qual volta voi vi avvicinerete a visitarlo, vi prego, ricordate il vostro amico Giovanni, in modo da tenere sempre vivo il suo amore per la vita nel tempo.
A voi dedico una poesia di Madre Teresa di Calcutta, che ho scelto perchè rispecchia molto la personalità di mio padre.
Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che é importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c`e` una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`e` un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti via.
Se ti manca cio` che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arruginisca il ferro che c`e` in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Pero` non trattenerti mai!
i capelli diventano bianchi,
i giorni si trasformano in anni.
Però ciò che é importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito e` la colla di qualsiasi tela di ragno.
Dietro ogni linea di arrivo c`e` una linea di partenza.
Dietro ogni successo c`e` un`altra delusione.
Fino a quando sei viva, sentiti via.
Se ti manca cio` che facevi, torna a farlo.
Non vivere di foto ingiallite…
insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arruginisca il ferro che c`e` in te.
Fai in modo che invece che compassione, ti portino rispetto.
Quando a causa degli anni
non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.
Pero` non trattenerti mai!
Con affetto per tutti voi, e con il pensiero rivolto a mio padre.
Maria Pia
Giovanni ci ha lasciato il 20 Dicembre 2004.
Antonio Martino, responsabile del portale dedicato alla pirotecnia Doctorfire.it, ha dedicato un pensiero al suo "amico mediatico" Giovanni. Sentiti ringraziamenti vanno da parte della famiglia di Giovanni ad Antonio per la sensibilità mostrata in questo triste evento. Leggi.
Dal Guestbook
4 Gennaio 2005 - 09:39 Fabio from Italia |
Ciao Giovanni... pur non conoscendoti di persona ho sempre ammirato la tua tenacia, la tua volontà... Ora potrai finalmente vedere in volto San Trifone e godere di questa gioia Addio - Fabio e gli amici del comitato festa "S.Giovanni Elemosiniere" di Casarano |
08 Gennaio 2005 - 13:23 Antonio from Italia |
Con profonda tristezza apprendo la scomparsa di Giovanni. Ciao Giovanni. |
04 Gennaio 2005 - 21:32 Enzo from Italia |
"L'entusiasmo è per la vita quello che la fame è per il cibo." (Bertrand Russel) saranno anche insufficenti, queste righe, per salutare un Amico che non vedrò più, ma continuerò lo stesso a sentire quell'entusiasmo che lo ha sempre accompagnato nel raccontarmi delle sue passioni, le sue emozioni, i suoi sogni per la realizzazione di santrifone.it, il luogo che lui ha sempre inteso per incontrare gli amici del mondo, intorno alla figura di San Trifone. Un abbraccio, forte come la personalità, la lealtà di Giovanni, a Mariapia e Gianvito. Un bacio alla piccola Principessa... un ciao, a Giovanni |
04 Gennaio 2005 - 15:40 Antonio (Doctorfire) from Italia |
Con molta tristezza ho appreso soltanto oggi la notizia. Anche se non l'ho mai conosciuto di persona Giovanni era un grande Amico. Mi dispiace davvero tanto. Ciao Giovanni |
29 Dicembre 2004 - 16:36 Alessandro Calaprice from Switzerland |
Giovanni non è più tra noi. Questo mi rattrista molto. Era il collante degli adelfiesi sparsi in tutto il mondo. Chi come me opera tra e per i pugliesi all'estero, sa quanto sia importante avere un punto di riferimento. Ciao Giovanni. Mi mancherai!! Alla famiglia giungano le mie più sentite condoglianze |
28 Dicembre 2004 - 09:21 Michel PACCELLIERI from France |
A toi Giovanni, pour toutes les joies, les émotions, et tous les souvenirs, que tu as suscité en nous, émigrants d'Adelfia, à travres ce merveilleux site, je veux simplement de dire un grand : MERCI ! Michel Paccellieri - Dannemarie/France |
27 Dicembre, 2004 - 15:56 Gianvito from Italy |
Trifone BRUNO
IL più estroso dei maestri pirotecnici, Trifone BRUNO, nasce col fuoco dentro, ad Adelfia (Ba), il 25 dicembre 1905. A 15 anni, Luigetto Nanna, della dinastia dei Nanna, da Casamassima, lo accoglie nella sua fabbrica. Ha dato prova dell'arte di caricare i cannoli ai suoi lavoranti. Trifone, come Michelangelo, è maestro prima di essere allievo.
Giovanissimo lavora a Verona presso una ditta di esplodenti, a Buffoluto, polveriera dì Stato. A 17 anni è capogiovani nella fabbrica di Augusto da Terlizzi e col fuoco dentro, se "ne scende" (scappa di casa ndr) con Brunetta sua sposa e dalla quale avrà 8 figli. A 19 anni è capogiovani nella fabbrica della vedova Vernola da Molfetta, dove prepara una sparata per Montrone (S. Trifone 1927) con 80 bombe di tiro. Uno spettacolo ancora vivo nella memoria dei suoi estimatori. Sollecitato dagli ammiratori, nel 1928 Trifone mette su fabbrica. Il suo nome da battaglia, fa scuola. Le sue bombe cantano. E' il re dei tempi e delle novità. Le sue bombe sono sempre più ardite, sino a sfidare i limiti dell'arte. Primo quello di far aprire la prima pacca della bomba a pochi metri dall'uscita del mortaio per alleggerirla e mandarla alta nel cielo. Altra sfida è la preparazione della polvere di lancio. Ha intuito che le tre componenti della polvere nera, nitrato (75 parti), carbone (15), zolfo (10) devono raggiungere un'altissima omogeneità, cui corrisponde una più alta velocità di combustione, conferendo alla miscela un forte potere di lancio, con risultati eccellenti sulla balistica. Infatti le bombe di Trifone raggiungono le nuvole e sono lunghe che non finiscono mai.
Egli conosce a menadito tutti i combustibili, dai metalli ai clorati, tutti i comburenti, dai nitrati alla scialacca, tutti i coloranti delle fiamme, dai solfati ai carbonati.
Giovanissimo lavora a Verona presso una ditta di esplodenti, a Buffoluto, polveriera dì Stato. A 17 anni è capogiovani nella fabbrica di Augusto da Terlizzi e col fuoco dentro, se "ne scende" (scappa di casa ndr) con Brunetta sua sposa e dalla quale avrà 8 figli. A 19 anni è capogiovani nella fabbrica della vedova Vernola da Molfetta, dove prepara una sparata per Montrone (S. Trifone 1927) con 80 bombe di tiro. Uno spettacolo ancora vivo nella memoria dei suoi estimatori. Sollecitato dagli ammiratori, nel 1928 Trifone mette su fabbrica. Il suo nome da battaglia, fa scuola. Le sue bombe cantano. E' il re dei tempi e delle novità. Le sue bombe sono sempre più ardite, sino a sfidare i limiti dell'arte. Primo quello di far aprire la prima pacca della bomba a pochi metri dall'uscita del mortaio per alleggerirla e mandarla alta nel cielo. Altra sfida è la preparazione della polvere di lancio. Ha intuito che le tre componenti della polvere nera, nitrato (75 parti), carbone (15), zolfo (10) devono raggiungere un'altissima omogeneità, cui corrisponde una più alta velocità di combustione, conferendo alla miscela un forte potere di lancio, con risultati eccellenti sulla balistica. Infatti le bombe di Trifone raggiungono le nuvole e sono lunghe che non finiscono mai.
Egli conosce a menadito tutti i combustibili, dai metalli ai clorati, tutti i comburenti, dai nitrati alla scialacca, tutti i coloranti delle fiamme, dai solfati ai carbonati.
Ne sa più di un chimico e nel 1966 suggerisce ad una nota fabbrica di esplodenti italiana, fabbricante di razzi antigrandine, la collocazione di una valvola di scarico dei gas per eliminare un difetto di scoppio alla partenza. Re delle polveri, sostiene che "lapolvere non conosce padrone".
Nel 1940 spira aria di guerra. I fuochi pirotecnici sono vietati. Trifone è costretto a chiudere.
Emigra in Germania per un lavoro in miniera, dove rimane fino al 1943. L'8 settembre scappa aggrappato sotto un carro merci. In Germania lascia una fiamma con la quale mantiene una romantica corrispondenza.
Le sue lettere hanno un inizio comune: "Main liben fraulen". Nel 1945 riapre la fabbrica. Le materie prime scarseggiano. Nei campi degli alleati c'è polvere a buttare che neppure si paga. Trifone la usa per mina di lancio. Si tratta di polvere contenuta nelle bombe di aereo. E' fatta a palline. Per essere utilizzata deve essere triturata finemente. Le palline vengono versate nel mortaio, una vasca di pietra e battute con un maglio di legno, fino alla polverizzazione.
Alle ore 14,00 del 17 giugno 1946 lo zio di Trifone sta battendo con il maglio le palline. Pochi colpì di maglio ancora e si va a pranzo. I figli Giovanni (anni 20) e Michele (anni 18) hanno smesso. Michele dice allo zio: "Finisco io". Al primo colpo una fiamma violenta invade i tre. Giovanni muore il giorno dopo, lo zio tre giorni dopo. Michele sale al cielo nel mese di ottobre. Il tempo passa e sana le ferite.
Il 12 maggio 1956 il figlio Luigi (anni 18) trasporta sulla lambretta un sacchetto di polvere nera che, toccando sulla marmitta, si riscalda, esplode e manda in aria a pezzetti il mezzo e il ragazzo, sulla provinciale per Rutigliano, al chilometro 1,5 da Adelfia. Il 10 novembre 1956 (S. Trifone) a Montrone, Trifone si esibisce con uno spettacolo al di fuori dell'ordinario: il finale che è rimasto nella memoria di tutti gli estimatori e che molti maestri pirotecnici hanno tentato di imitare senza riuscirvi. Si trattò di due finali, il primo eccezionale nella stesura tradizionale, il secondo iniziò subito dopo l'ultimo botto del primo con bombe di grosso calibro ad alto potenziale, di eccellente fattura, ritmate, con quel ritmo che solo lui sapeva dosare, proseguendo con un inferno bis e una seconda chiusura più eccentrica, fragorosa e articolata da lasciare sbalorditi. Era la risposta di Trifone ai misteri delle misture di cui conosceva tutti i segreti e che per due volte avevano funestato al sua fabbrica. Il fuoco, un gioco d'azzardo.
Nel 1972 Trifone è invitato ad esibirsi nel Principato di Monaco dove riporta un grande successo e riceve un grosso premio in denaro.
Alle ore 20,30 del 20 ottobre 1973, mentre Trifone con il genero Don Vito stanno preparando la sparata per il prossimo 10 novembre, un lampo e un boato che fa tremare la terra. Trifone, il re dei bengala, quello che empie i cieli di stelle e fa le croci per aria, è lì, tra le macerie, bruciato con una trave conficcata nel petto, sembra un piccolo pupazzo annerito dal tempo. Accanto, il genero Don Vito, anche lui ridotto ad un pugno di carne abbrustolita. Tutta la notte sulla via per Rutigliano, dove era la fabbrica, è un continuo pellegrinaggio. Accorrono da paesi vicini, vogliono vedere, sapere, ma Trifone è in cielo. Ha raggiunto i figli Giovanni, Michele e Luigi che lo aspettano per preparare parate per i Santi.
D'estate, quando il cielo è limpido, in direzione dov'era la fabbrica, si notano bagliori colorati, sono i fuochi dei Bruno in cielo. Sei vite bruciate.
di Francesco NICASSIO